Padre Mario Bortoletto è stato un prete missionario di frontiera, di quelli che si sono rimboccati le maniche per fare chiesa in una terra straniera, per evangelizzare nel modo più vero e vicino al modello originale e che per questo ha lasciato un segno profondo.
In una foresta africana, durante gli anni ’70, Padre Mario si è
preoccupato della comunità di Ma’an per offrire un futuro. Non è un caso se noi del coro “liberevoci” abbiamo voluto ricordare il suo operato, per farlo conoscere anche a chi non ha avuto la possibilità di incontrarlo di persona.
Il recital presenta la sua storia attraverso una sorta di teatro “condiviso”, dove non esiste un unico protagonista ma tutti sono al centro della scena in un continuo scambio di ruoli. Le musiche di alcuni autori contemporanei coinvolgono attraverso il canto corale e le coreografie che cercano di far calare il pubblico nei testi. La modernità del lavoro è rappresentata dalla scelta della chiesa come location di scena e dai brani di musica leggera eseguiti dal coro e accompagnati da una band composta da: chitarra acustica (A. Fazio), chitarra elettrica (S. Santi), basso elettrico (M. Pattaro) e batteria (S. Passera).
Fa da cornice una scenografia semplice ma efficace, che porta lo spettatore a farsi coinvolgere dalla storia di una persona speciale. Il messaggio trasmesso è ben rappresentato così: “si può conoscere un popolo o una persona per criticarlo o combatterlo, oppure per conoscerlo ed amarlo nonostante i limiti” (cit. Padre Mario Bortoletto).